Motorini
Al primo motorino ne seguirono dunque altri fino ad arrivare a quello coreano di quell’epoca della sua vita, epoca di cui qui si parla.
L’ultimo motorino di Tutte-le-Fortune era di una bruttezza rara, o di una bellezza brutta, non c’era amore o forse era finito, l’amore, ed era l’eredità della sua famiglia implosa nel duemila e sfociata in due rami e due percorsi paralleli, Giano bifronte, che come voci nello schizofrenico si muovevano su di lui.
Organismi separati eppure affini, a volte complici, a volte in lotta.
Claudio Jonta adesso aveva un motorino coreano, il motorino del compagno di sua madre, con l’ora nel cruscotto sincronizzata sul fuso di Seul, e che non si poteva cambiare.
Si muoveva per i Viali in rette e circoli, a volte segmenti, a volte ore intere, pensando che forse quel motorino brutto era emblema di qualcosa di cui aveva semplicemente smesso di interessarsi.