Lo schermo sonoro

 

 Earsheltering è una netlabel cioè una etichetta musicale che distribuisce musica online in formato digitale.

Funziona come le tradizionali etichette discografiche e promuove il lavoro di musicisti da tutto il mondo ma con una sostanziale differenza: le netlabel offrono il download gratuito degli album anziché la loro stampa e vendita nei classici supporti fisici (Lp, cd, cassetta) come le etichette tradizionali.

 Come dichiarato nell'intervista che segue e sopratutto come dimostrato dall'ascolto dei lavori pubblicati sul sito, questa etichetta nasce e opera con un accento molto forte su materiali audio assolutamente non convenzionali.

Ogni etichetta imposta una sorta di suo centro di gravità stilistica, un'area di riferimento all'interno della quale muoversi, ma Earsheltering salta a pié pari questa caratteristica e ospita nel suo catalogo produzioni stilisticamente molto diverse fra loro.

 Ad un primo ascolto può sembrare un percorso disorientante, sopratutto per chi è abituato a muoversi seguendo punti cardinali fissi.

Earsheltering é una sorta di total mix che mette insieme field recordings, elettroacustica, noise, avant-garde, musique concrète, dada, kosmische musik, power electronics, ecc, ecc...

Superata però la molteplicità dei linguaggi e riascoltati una seconda volta i lavori, appare chiaro il loro denominatore comune e cioè l' originalità, la spontaneità e l'anti-conformismo dei musicisti e dei gruppi pubblicati.

 Semmai ci fosse bisogno di ribadire il concetto, l'ultima uscita è 3pr(iii)7ses, settimo volume di una ricerca iniziata nel 2007 e contenente una raccolta di sound artists operanti nell'area del field recordings.

 Ci chiarisce meglio questi concetti l'intervista con Anthony di Earsheltering:

 1_Perché la scelta di dar vita ad una netlabel?

Abbiamo deciso di lanciare una netlabel nel 2004, un anno dopo aver iniziato con l'etichetta 3pattes, che era un approfondimento sulle microlabel che pubblicavano principalmente in formato fisico di CDr 3" che era un formato sorprendente e mutante in quel momento e che poteva rappresentare un formato intermedio tra lp ed ep utile a promuovere nuovi artisti. In questa maniera e usando quel  formato, gli artisti hanno potuto presentare la loro musica come biglietto da visita. Questo tipo di  formato è stato anche considerato da noi come un ponte tra la demo del nastro e il formato CDr che ha poi iniziato a sostituirlo. Nel tempo  abbiamo poi utilizzato altri formati come i classici CD, DVD o audiocassette. La grande cura impiegata per il cambiamento dei  formati,  il nostro amore per le opere artistiche  e per le pubblicazioni sono stati il mezzo migliore per creare un prodotto/oggetto d'arte globale. Un anno dopo aver avviato concretamente il lavoro di  questa etichetta, grazie ad un sacco di ottima musica che ci veniva proposta, abbiamo incontrato qualche difficoltà  a pubblicare tutti i prodotti per l'enorme difficoltà a realizzare DIY in formato CD e per la gestione associata della pubblicazione dei prodotti.  Di fatto erano tutti lavori artigianali  e il fatto che allo stesso tempo stavano apparendo ed affermando le netlabel, abbiamo pensato che queste ultime  corrispondessero in maniera migliore al nostro modo di considerare la musica come un movimento assolutamente libero che ci piaceva molto. Abbiamo deciso quindi di seguire questa tendenza lanciando una netlabel  in parallelo a 3pattes per riuscire così a produrre un maggior numero di  artisti.

 2_Come consideri la relazione tra le etichette CC e il mercato commerciale?

Non abbiamo lanciato 3patttes o Earsheltering per scopi commerciali. L'etichetta per noi, in ogni caso, era principalmente un modo di promuovere suoni, collaborazioni e scambi, solo un mezzo  come è stata la lettera, l'incontro o la vendita di audiocassette pochi anni prima.

In definitiva, a nostro avviso, l'etichetta è più una comunità che un'entità commerciale, che serve ad  aiutare gli artisti che lavorano su musiche diverse/non convenzionali e quindi, più difficili da promuovere rispetto alla musica dominante.

Nel periodo in cui abbiamo lanciato la netlabel è comparsa la community CC (Creative Commons) e ci è sembrato così  naturale aderire a questo movimento e anche contribuire ad un nuovo modo di concedere licenze per la musica. Un ponte sperimentale tra la maniera commerciale e la musica libera,  ma con l'idea di proteggere i diritti degli artisti come linea guida per gestire questa musica gratuita. Basta ricordare quindici anni fa quando  questa idea di musica libera con una maniera di gestire l'artista correttamente appariva totalmente nuova nel contesto dell'espansione di Internet ... Ora appare  difficile comprendere   qual è il vero valore di questo sistema di licenze. Noi  l'abbiamo usato,  ma qual' è stato il  vero impatto? In che modo questo tipo di licenza può davvero proteggere i diritti degli artisti?

I punti in sospeso, per essere onesti, poiché il nostro interesse è innanzitutto quello di propagare i suoni diversi, fanno pensare che non abbiamo davvero valutato il valore di questo sistema finalizzandolo ad una  giusta protezione, ma è importante spiegare chiaramente qual è il nostro modo di pensare la diffusione della musica in un territorio gratuito come quello di Internet.  Potrebbe essere un'utopia, ma le Creative Commons si accordano con la nostra visione, i  diritti della  musica e le modalità di diffusione. Allo stesso tempo, vedo la debolezza di questo sistema, in termini di protezione dei diritti degli artisti (come possiamo davvero proteggere la musica diffondendola liberamente su Internet ??) ed anche questioni relative alla loro retribuzione  E' facile parlare di musica gratis, ma gli artisti  come possono guadagnare del denaro  dal loro lavoro con questo sistema? Come possiamo davvero proteggere i diritti degli artisti con la diffusione musicale gratuita e come saranno "pagati" se concedono liberamente la loro musica? Siamo soli in un mondo orientato al guadagno?

In ogni caso se non vogliono fare soldi con la loro musica, altre persone useranno il loro lavoro per fare soldi e se non sarà  una struttura "ufficiale", sarà una pirata, invadente, vista la configurazione di Internet ....Questo  è un argomento davvero difficile.

 

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 3_Quanto può un'etichetta aiutare effettivamente un artista a farsi conoscere?

Questa è una domanda impegnativa, specialmente per una netlabel con il suo modo semplice per gli artisti di pubblicare la propria musica su Internet da soli e in maniera facile. Un'etichetta, per me, è una comunità, ma di questi tempi questa idea di spazio collaborativo sembra essersi perduta. Tutti possono facilmente pubblicare la propria musica in alcuni "luoghi" di Internet, ma risulta una maniera totalmente individuale di promuoversi.

Un'etichetta è un'identità, un luogo di condivisione di un modo di pensare comune in termini estetici ma più specificatamente in termini di visione del mondo, valori, idee, modo di pensare, posizione su questo mondo, ecc... quindi un'etichetta può essere molto utile per un artista.  Tramite la sua connessione rete/pensiero, può aiutare un artista ad incontrare persone con le stesse idee, stesso modo di pensare e stesso interesse artistico. Ed anche in termini di comunicazione, un'etichetta unisce una comunità di ascoltatori che non può essere raggiunta da un solo artista.

Ma adesso molti artisti non sembrano interessati alle etichette e preferiscono pubblicare la loro musica da soli su alcune piattaforme che possono facilmente caricare i loro suoni su Internet. Queste situazioni possono essere interessanti, specialmente per il collegamento con altri artisti (ricordo la rivoluzione di un sito come myspace ...) e la possibilità di vendere la propria musica gestendo da soli la parte commerciale dell'attività musicale ... Ma la domanda è: chi veramente guadagna soldi con questo sistema?

 4_Quali sono i limiti di Internet come mezzo per determinare la fine progressiva degli strumenti analogici per la musica (lp, cd, tape)?

Internet con il suo modo di diffondere musica è per definizione la fine del supporto fisico anche dei media che supportano i suoni analogici. Internet può essere definito in due modi in relazione al mercato musicale: in termini di comunicazione ed in termini di media di supporto.

In termini di comunicazione, Internet è così potente che non è possibile o è veramente difficile farne a meno. Se parliamo in  termini di qualità del supporto musicale, questo è un altro argomento.

Comunque la diffusione dei suoni digitali è così facile e potente che non può essere evitata, sia  dagli artisti che dalle etichette. Impossibile lavorare senza questo mezzo che si dimostra  un canale così efficace, ma che in termini di suoni può essere dannoso e il supporto fisico, in particolare il vinile che suona su buoni materiali, rimane ancora lo strumento perfetto in termini di qualità della diffusione.

Molti progressi sono stati fatti negli ultimi anni con l'aumento della qualità in termini di supporto digitale e con la possibilità di condividere facilmente con il  formato wave.

Penso che il formato per Internet non sia adesso il problema principale del flusso musicale quanto piuttosto sia  l'inizio (con quali strumenti  viene creata la musica) e la fine (con quali strumenti la musica viene  diffusa). Internet e la musica digitale normalizzano indirettamente la qualità dei suoni,  ma i problemi sono iniziati prima di Internet quando computer o CD sono apparsi. Ma può darsi il  problema di diffusione della qualità del suono non sia nuovo e che un buon materiale per la diffusione dei suoni sia stato in passato un problema dovuto anche all'alto costo. La mia sensazione è che la normalizzazione con i suoni digitali non sia buona in termini di qualità di ascolto (il vinile è il mezzo perfetto e assolutamente adattato per l'orecchio umano ....) ed ora la nuova generazione di ascoltatori è totalmente ignorante e non conosce i suoni reali ...

Non dimentichiamo le regole di base dell'evoluzione: abbiamo perduto la capacità così potente di odorato del ratto o del cane fino a scendere all'essere umano (e sto solo parlando di mamallian ...) . Sono abbastanza sicuro che l'uomo primitivo (neanderthal per esempio) abbia avuto un sistema uditivo migliore (utile alla sua sopravvivenza) rispetto all'uomo moderno e che l'evoluzione dell'uomo è stata così veloce in questo ultimo secolo che sono un po' spaventato dai giovani che ascoltano cattivi formati musicali su smartphone con cattive cuffie che danneggiano l'orecchio,  in cattive condizioni come mezzi di trasporto rumorosi ...Il mio problema principale è che il cervello umano, ed in particolare il sistema uditivo, è così flessibile che il nostro stile di vita e i mezzi economici utilizzati per la diffusione dei suoni sono il modo migliore per perdere la capacità di ascolto!

 

earsheltering.free.fr

https://archive.org/details/earsheltering093

 

 

 


DANIELE CIULLINI