Muri

In un posto straordinario visto in Calabria solo un anno fa ho visto un muro.  Il muro era antico di qualche migliaio di anni e sull’ ultimo intonaco riportava un innumerevole numero di segni. Erano numeri  e cifre che riguardavano pesi, misure e pagamenti legati alla natura e allo scopo che quel luogo aveva nell’ ottocento, un mulino. Il mugnaio o qualche suo garzone teneva conto sul muro di quanta farina era stata prodotta e dei pagamenti a riguardo. Eppure sul muro assieme a lettere e cifre svolazzavano figurine, scarabocchi e caricature, la mano del lavoratore era scivolata nel divertimento dopo il continuo inanellarsi del lavoro di macina e numeri.

Mi succedeva la stessa cosa a volte in studio in Abruzzo dove quando la giornata mi coglieva stanco o incapace al lavoro svolazzavo qualche sciocchezza sul muro. A volte se qualcuno mi chiamava segnavo sul muro indirizzi, numeri, cifre, conti. Uguale al mugnaio.  Appunti, sciocchezze e una qualche concrezione del tempo.

Mi sono sempre piaciuti i muri.

 In giro per Bologna me ne stavo spesso a toccarli a guardarli attentamente, perché ovviamente ci coglievo dentro forme pittoriche. Non mi stupì qualche tempo dopo incontrare una piccola serie di Concetto Pozzati dedicata ai muri di Bologna.

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Quando torno a Penne vado sempre davanti ad un muro nel bel centro storico sempre troppo abbandonato e poco curato come solo le amministrazioni locali riescono a ridurre l’incanto, comunque me ne vado davanti ad un grosso scarabocchio di fine anni 30 inizio anni 40 , c’è il faccione di Mussolini e una scritta tra l’ ironico e il faceto che invoca la restituzione di Addis Abeba. Quel muro è tanto bello quanto stupido, a me piace.

A Russi in uno straordinario palazzo storico nella bassa romagnola, Palazzo San Giacomo su un muro mi sono imbattuto nelle sciabolate di pennello di Mattia Moreni che lavorò lì come accampato realizzando quadri di indimenticabile potenza e pulendo il pennello su quei muri che nella loro continuazione e nella volta erano un susseguirsi di stucchi e affreschi straordinari.

Sono belli i muri riportano sempre delle storie neanche tanto laterali della pittura, ne ricordo molti altri, sempre a Bologna una sera in  pieno centro in uno dei piccoli affacci che da sulle antiche vie d’ acqua trovo tra tante scritte una simpatica frasetta d’ amore, c’ era scritto “ il mio cuore squaqquarra per te” squaqquarra, mai termine rese mai meglio l’ idea.

Nel mio studio a Milano una mano minuziosa e appassionata aveva riempito una stanza attigua allo studio di poesia scritte o meglio quasi dipinte con un azzurro freddo che bene si accostava quasi come una contraddizione a parole che avevano il calore di un fuoco, era stata la stanza di una poetessa, l’ ho conosciuta dopo aver buttato l’ occhio nella stanza che la accoglieva.

Una mattina sempre a Milano arrivo in studio, sulle pareti inizia ad arrivare una linea di luce , la seguo piano con gli occhi per ore seduto su una sedia, poi  i alzo  e mi avvicino, la luce va verso una serie di quadretti che sto dipingendo, sopra uno di questi in una scrittura miniaturizzata leggo scritto “beatiful” una freccia messa lì a matita indica verso uno dei quadretti. Non ho mai capito chi abbia scritto quella parola, probabilmente uno degli amici dei miei compagni di studio.

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Ora quella scritta non c’è più, c’è andato sopra del bianco da muro, proprio come un quadro che non è arrivato dove doveva arrivare e che ci arriverà in un altro modo con dentro la pancia la versione precedente.

Testo e immagini di Lorenzo Di Lucido


Lorenzo Di Lucido (Penne, 1983) vive e lavora tra Penne e Milano. Tra le sue mostre personali: La superficie del tempo, Spazio espositivo Francesco Siracusa, Agrigento, 2018; Non è forse perché coltiviamo le nebbie?, Yellow, Varese, 2017; L’adultère durable, con Valentina Perazzini, Villa Contemporanea, Monza, 2017; Il regime dell’immagine, con Luca De Angelis, Scatolabianca, Milano, 2014; In ragione dell’ombra, con Giovanni Blanco, Spazio FAR Rimini, Palazzo del Podestà, 2014.

Lorenzo Di Lucido