Origami # 8 - Sue Kennington

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Dieci emozioni, dieci pensieri, osservando i quadri di Sue Kennington


Uno. Quando esci dal mare e cammini sulla spiaggia della Versilia, in una tarda mattinata, nello splendore della luce di settembre. Tutto il paesaggio è scolpito con superba esattezza, ogni dettaglio mi raggiunge e mi rallegra. Poi arriva una folata di vento fresco e provo un brivido preoccupante.

Due. Esaltazione dell'innocenza, felicità della purezza bambinesca: quella apertura mentale che vorrei conservare per sempre, a dispetto delle sconfitte inevitabili che verranno.

Tre. Dall'intenso studio sui colori emana un calore che protegge la forma. Quindi l'analisi non ha soffocato la passione.

Quattro. Bisogna resistere alla crudeltà del Tempo. E' una battaglia persa, ovviamente, ma vale la pena di combattere.

Cinque. La nostalgia per passioni più elementari, quelle che incontravo facilmente da giovane, mi mancano molto.

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Sei. Conferma della vitalità della pittura. Io non ne ho mai dubitato, ma altri lo hanno fatto, sbagliando profondamente.

Sette. Mi conforta la fantastica libertà di molta pittura astratta inglese contemporanea, in cui la visione è costruita come esperienza dell'eleganza necessaria. L'identità dell'autore al tempo stesso confermata e nascosta dentro la freschezza dell'ispirazione.

Otto. Mi affascinano molto le opere in cui la complessità è un punto di partenza, un nodo che precede l'esecuzione e che l'opera successivamente scioglie nel suo farsi.

Nove. Mi servivano proprio questi colori per inseguire un miraggio ulteriore, una illusione di approdo a verità non catturabili.

Dieci. La difficile semplicità, una lavoro emotivo del pensiero, un processo formale in apparenza dominato dall'istinto. Dovremmo dimenticare il nostro infinito archivio di immagini e tuffarci in acque limpide, nuove (e qui tornare all'inizio, al punto Uno).

Stefano Loria