"INCUBO SULLA CITTA' CONTAMINATA"
Fortemente debitore di Romero e del suo "la città verrà distrutta all'alba", "Incubo sulla città contaminata", del 1980, di Umberto Lenzi, ricorre all'idea degli "infettati", attraverso una storia, come detto, che già conosciamo, vista e rivista in molte salse cinematografiche. Ma di questo, onestamente, c'è ne importa il giusto, visto che già sappiamo dove il film andrà a parare, trovandoci davanti ad un vero e proprio “cult” del cinema bis, uno di quelli "horrorazzi" fatti seguendo il canto delle sirene di quel cinema fatto di violenza e mostri sanguinari, per consegnarci un film la cui aurea di pellicola maledetta è ormai iconica, almeno per chi si interessa in certe cose…
Come detto, Lenzi prende spunto, anche nel titolo, dal film di Romero "la città verrà distrutto all'alba". Ve lo ricordate? La storia di un virus creato a scopi militari, che per un’incidente, infetta la popolazione di una cittadina della provincia americana, con effetti idrofobi sugli abitanti, i quali si trasformano in furiosi carnefici, pronti ad uccidere a man bassa, in un delirio infernale... Va detto e ribadito, che il nostro Lenzi non è Geoge A. Romero, ci mancherebbe, ma non è da meno il suo cinema, ed il film in questione, partendo da una strana "contaminazione" ambientale (dovuta ad un incidente nucleare) capace di trasformare un gruppo di individui in folli alienati, sguaiati e pronti ad uccidere chiunque passi per nutrirsi del loro sangue, così da "contaminarli" a sua volta... Sono stati vampirizzati dalle radiazioni? L'idea strizza l'occhio al romanzo di Matherson "I am Legend", poichè in fondo la pellicola narra, senza esclusione di colpi, e con tutta la ferocia di questo mondo, di un'invasione di mostruosi invasati: un'orda di “vampiracci”, incazzati come scimmie in crisi di astinenza, ed assetati di sangue. Osservando con attenzione, da “cinefilo randagio” come sono, quello che incuriosisce sono proprio questi "infettati", che hanno qualcosa da spartire con i classici "zombi", grazie a quella loro faccia malamente truccata, con un make-up che sembra uscito da una festa di carnevale, del tipo "vieni che ti impiastriccio il volto da zombi del c...!!!".
"Incubo sulla città incontaminata" potrebbe essere di diritto annoverato tra i più deliranti "Zombie-movie", ma Lenzi non ci sta troppo. Al regista le regole sono sempre andate strette. Certo, sappiamo che l'unica maniera di eliminare questi vampiri è di spararli dritti al cervello, come si fa per i morti viventi, ma la loro presenza in scena è alquanto inusuale: sono vestiti con abiti borghesi, si muovono velocemente ed in maniera schizofrenica, spesso si confondono con i "puri", i non infetti. In più, e non sappiamo del perchè, sono armati di tutto punto, pronti a scatenarsi in una guerriglia senza precedenti: quindi giù di coltelli, bastoni, mannaie, e l'unico segno visivo della loro mostruosità sono quelle piaghe in bella vista, i volti deturpati e bruciati dalle radiazioni, ma il trucco è talmente poco "d'effetto", che tutto scivola in un limbo strambo, sfiorando, se non annegando, nel "trash" più involontario. Insomma, "incubo sulla città contaminata" non è certamente un’opera da applausi (e questo lo sapeva bene pure il regista, che non lo amava più di tanto), ma la sua riuscita sta proprio in questo, visto che tutto in questa pellicola è forzatamente raccapricciante, che a più riprese rischia di essere farsesca, ma gli si perdonano certe cose al buon Lenzi, perchè comunque è uno che sapeva sempre dirigere con professionalità: varie sequenze sono di livello (come quella girata in un ospedale, che vede i vampiri nutrirsi dalle scorte di sangue per le trasfusioni). Da un regista con gli attributi ci aspettiamo certe cose, ed ecco che la pellicola si riscatta, con il tripudio, in crescendo, di scene “splatter" e di tanto gore: uccisioni e macellazioni, teste esplose da fucilate, seni tagliuzzati, occhi asportati, senza elemosinare in sangue finto e nefandezze corporali, con tanta morbosità ed un pizzico di cinismo che non guasta mai. Ricordo che si sta parlando di Umberto Lenzi, padre fecondatore dei così detti "cannibal movie" (con "il paese del sesso selvaggio", del 1972, inaugurò idealmente il filone esotico “exploitation”, rimarcato poi con altre sue pellicole come "Mangiati vivi" e “Cannibal ferox”), quindi non può certo esimersi dall'orrore più "viscerale", così da apparire, ai più, un macellaio delle emozioni più basse... Vorrei però ribadire che questi "contaminati" si nutrono soltanto di sangue, sono una nuova stirpe di vampiri nucleari che si aggirano in una città sempre sotto il sole, ma come? Vampiri in pieno giorno? Ma il sole non gli polverizzava, come tradizione ci insegna? Ancora riletture del caso, tradimenti iconografici, che ci mostrano come il buon Lenzi adorava rimescolare le carte in tavola: zombi vampiri, vampiri radioattivi, radiazioni che infettano ed infettati armati come guerriglieri di una imminente apocalisse... E se la pellicola, in fin dei conti, è quella che è, rischiando di apparire ai più un “bmovie” senza troppe pretese, fatta solo per sollazzare il pubblico e per fare cassetta, così da soddisfare la fame del pubblico, ecco che Lenzi dà il suo colpo da maestro, realizzando, in fin dei conti, un "filmaccio" che sa il fatto suo, accattivante, con momenti e snodi d'effetto, ripresi da registi e idolatrato da vari cinefili (come il sottoscritto), omaggiato da molti (ad esempio da Robert Rodriguez con il suo "Planet terror", che in una certa maniera ne ha girato un remake). Ed il finale non tradisce le attese, anzi, gioca con un colpo di scena efficace (l'idea del finale ambientato in un desolato luna park, assediato da questi infetti sarà ripreso, in termini decisamente più demenziali nel recente "Zombieland" di Ruben Fleischer, tanto per citare e per sottolinare), quindi, difetti a parte (sceneggiatura che rasenta il ridicolo, con irritanti messaggi ambientalisti davvero fuori luogo, personaggi tagliati con l'accetta, in particolare i due protagonisti, inespressivi quanto "insopportabili", una fotografia sciatta, ma chi lo dice, in fondo, che i difetti non sono pregi, ed i pregi spesso difetti?), ne consiglio la visione, perchè, a suo modo, è un geniale delirio di un cinema che aveva il coraggio di incazzarsi, e di fare incazzare. E, in particolare nell'aver anticipato certe cose, con una rilettura sugli zombi che farà scuola nei decenni a venire, sopratutto oltreoceano. Come detto, ci troviamo davanti ad un piccolo film capace di rimettere in discussione l'immagine dei morti viventi (ma, scusante, non erano dei vampiri?), da vedere almeno una volta, anche solo per la resa di questi "contaminati", brutti come la fame, con quella faccia tumefatta da un trucco che grida pietà, cattivissimi e violenti oltre ogni misura, pronti ad uccidere solo per sbronzarsi con un po' di sangue umano...
ps - Fra gli attori del cast, vorrei menzionare la presenza della bellissima e brava Maria Rosaria Omaggio. Un giusto e dovuto plauso a questa attrice, così, “omaggiando” l’Omaggio, che per l’occasione interpreta una sensuale scultrice, anche se il suo ruolo rimane nell'immaginario di noi devoti del cinema "estremo", per una delle sequenze più efferate dell'intera pellicola. Vedere per credere...
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