"GREMLINS"

Gremlins", del regista Joe Dante, del1984, si colloca all'interno di uno strano gioco ad incastro tra la commedia nera, i “mosters horror” e il fantasy: da questa copula (cinematografica) è venuto alla luce un gioiellino, uno di quelle pellicole che è impossibile da non amare, in particolare per la mia generazione, cresciuta negli anni ottanta e nutrita da certi incubi infantili. Certo, è difficile riassumere un film come questo: si potrebbe definirlo la versione iconoclasta di "Et", stracolma come non mai di umorismo, quindi è quello che si definisce un film di accumulo, una sorta di “horror connedy”. Ma è, per deformazione, dentro e fuori i generi: c'è molto parossismo, visto che si sta parlando di uno come Joe Dante, per una storia che racconta di una possibile invasione di mostriciattoli, generati per errore, pronti a saccheggiare e distruggere tutto, uccidendo a man bassa, anche se intriso di molto sarcasmo e di ironia. Perchè di ironia, anzi, di autoironia nel film c'è ne da vendere, sembra non prendersi mai troppo sul serio. Per questo, per tutto questo giocare sempre e con tutto, lo possimao definirlo come un giocattolone spassosissimo, irreverente, scritto da Chris Columbus e prodotto da Steve Spielberg. Resta forse la migliore produzione di Spielberg, uno di quei colpi di genio, per questo è uno dei miei riti natalizi obbligatori: in fondo, Natale per il sottoscritto è panettone e "Gremlins". Lo devo vederlo per "purificarmi", tutti gli anni. Così, visione dopo visione, Natale dopo Natale, mi sono prefissato, un giorno non lontano, di scrivere su questo “classicone”. Quindi scriviamo...

Ma cosa? Visto che parliamo di un monumento del cinema fantastico, che tutti (almeno spero) hanno visto, o perlomeno conoscono, cosa posso scrivere di più? Si, lo so, il mio entusiasmo, per alcuni, sembrerebbe eccessivo, ma è un film che amo e che mi ha formato culturalmente, anzi “deviato” , ed è una di quelle pellicole, che, mi ha condannato (felicemente) a fare quello che sto facendo, ovvero scrivere di cinema…

Ispirato ad un libro per l'infanzia, scritto negli anni quaranta da Roald Dahl che si intitolava, appunto, "I Gremlins" (e vorrei ricordare che un primisimo "gremlins" fece la comparsa in un episodio diretto da George Miller nel film "Ai confini della realtà", forse l’embrione del progetto?), il film che ha avuto una travagliata gestazione (ricordiamo che doveva essere un progetto animato della Disney), come già scritto, è una fiaba allegorica, e come tutte le fiabe che si rispettino, grondante di aspetti orrorifici. Si, perchè "Gremlins" è un film "piacevolmente" cattivo, e non bisogna essere ipocriti. In fondo, un pizzico di sana cattiveria al cinema ci piace, anzi la pretendiamo. E' la violenza (filmica, virtuale) che esorcizza la nostra parte maledetta, come scrivo nei miei saggi, rimarcando ancora una volta questo concetto, che parrebbe estremo, ma è clazante per descrivere un’opera come questa: anche perchè stiamo parlando di un regista come Joe Dante, mai scontato e corrosivo nella sua idea di fare cinema, ironico e cattivello perchè sa che bisogna sempre provocare desacralizzando, sacralizzare provocando. Così, dentro ad una cornice da commedia natalizia, il film si incanala fin da subito nel fiabesco, perchè il protagonista è una peloso animaletto, un "mogwai", creaturina proveniente da un oriente perso tra mille leggende, che un inventore padre di famiglia, in cerca di un regalo per il figlio (Billy), scopre casualmente in un negozio di anticaglie, e decide di acquistarlo. Verrà così adottato da questa nuova famiglia e ribattezzato "Gizmo". Ma, attenzione, il "mogwai" non è una bestiola facile da accudire, serve attenzione e seguire scrupolosamente tre regole, se non si vuole avere problemi: mai esporlo alla luce del sole (poichè morirebbe), non deve mai mangiare oltre la mezzanotte, ne deve essere o bagnato o darli da bere. Altrimenti accade l'inevitabile, visto che la docile creaturina si trasformerà in tanti mostruosi (visto che l'acqua gli moltiplica per riproduzione asessuata) folletti dalla pelle ruvida e verdastra: ovverosia i "gremlins". Sappiamo che "gremlins" era l'appellativo con cui i piloti della Royal Air Force britannica, indicavano i responsabili dei guasti aerei, associati questi ad immaginari e dispettosi elfi. Così, per pura superstizione, si dava la colpa dei sabotaggi ai motori a queste creature "invisibili". Ma qui, nel film di Dante, sono visibili, e sono cattivi, cattivissimi, sono decine, forse centinaia, un'invasione divertita di demonietti sghignazzanti, che, per una distrazione del giovane Billy, andranno a infestare l'intera cittadina. E' il caos, trasformando il felice Natale in un infelice incubo, del tipo "...al mio segnale scatenate l'inferno". Ma qui non ci sono gladiatori (!) che tengano, c'è solo un ragazzo, mite e timido, amante del disegno e dei fumetti, anche se abbastanza “sveglio” per affrontare a testa alta questa chiassosa orda di inferociti "tricksters": perchè i "gremlins" picchiano, uccidono, violentano, si divertono a sabotare, a mettere tutto sottosopra, distruggendo insomma il buon costume della più “rispettabile” borghesia. Ovviamente l'esito sarà dei migliori: ma non è "l'happy ending" c'è ci interessa (anche se il finale fiabesco, con tanto di morale sulle responsabilità umane, è interessante senza scadere nel retorico), visto che era scritto che le cose dovevano andare così, anche se, conoscendo il regista, non era scontato, ma è la forza dissacrante che si scatena nella seconda parte, in un crescendo "orgiastico" senza freni, quando questi folletti si scatenato scatenando i loro istinti più feroci, arrivando a compiere ogni possibile nefandezza...

Un plauso quindi a Chris Walas, il creatore degli effetti speciali di Gizmo e dei suoi fratelli (alcuni anni dopo sarà l'autore delle mutazioni de "La mosca" di Cronenberg, tanto per…), talmente "d'effetto" che non potevano che essere così, e un altro (doveroso) ad un regista come Joe Dante, molte volte sottovalutato, ma sempre sul pezzo quando si parla di cinema che graffia. Così è per “Gremlins” ed è divertente il carosello di citazioni cinefile servite dal regista: si va dagli horror gotici di Roger Corman e Mario Bava (i suoi numi protettori e maestri), scomodando "Biancaneve ed i sette nani" di Walt Disney, tirando in ballo "Nosferatu" di Murnau, fino a "La Guerra dei mondi" di Byron Haskin del 1953 (l'invasione aliena come quella dei Gremlins?). A parte tutto, e citando il citabile ( il regista, sappiamo, è un maestro della citazione, spesso usata come “divertissement”), insomma, per concludere, “Gremlins” resta, ed è, un piccolo capolavoro nero e dissacrante, di mostri e mostriaccoli, piacevolmente divertemente, visionario ma mai avaro di momenti tesi ed inquietanti, basta saperli ossservare. Per me, come per tanti, una una tradizione da consumare, per chi adora un certo tipo di cinema, che ormai non esiste più, perchè questa opera è forse lo zenith delle “Commedyhorror mostriciattolose”, così dannatamente figlie del decennio ottanta, e che ancora ci riempe il cuore di emozione e meraviglia, ed anche di un pò di sana nostalgia. Ma i discorsi stanno al palo, i film restano, la nostalgia va esorcizzata…

Nota randagia: tutte le volte, ad ogni visione, scatta una riflessione: dietro a tutto questo sarcasmo, nell’ironia più estrema e divertente, nel voler impaurire sorridendo e divertire impaurendo, sotto a tutto, questi affabili demonietti “guastatori”, pensandoci bene, non ci somigliamo, almeno un pò? Allora siamo davvero noi i Gremlins?


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Raffaello Becucci