Steamed Mirrors

Baby, it’s hot outside Hotel Kranepool. The sidewalks shimmer. Parked automobiles tick like giant cockroaches in heat while their tires painfully swell. You could fry chicken on the manhole covers. No breeze to blow loose garbage down the deserted streets.

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The birds in the trees around the hotel have fallen silent.

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Blinds drawn, shutters down, the Kranepool’s windows have put on sunglasses. Fans whirl listlessly in the lobby. The air-conditioning unit in the basement drones an endless ohm chant. In the rooms, guests take repeated showers to relieve the stickiness, for a while at least. Lukewarm water splashes their bodies and runs down the drain .

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Unwatched TV sets blare, murmur and radiate cathodic heat. 

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Moisture drifts unseen in the conditioned air and is transfigured into fog and droplets on mirrored surfaces. Shadowy forms wander back and forth, in and out of focus. Ghosts of water, air and light.

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Their phantom voices get lost in the hum of the hotel. Elevators shuttle from floor to floor. Their passengers stare into their own eyes reflected in the cabins’ clear mirrors. Up for a shower, down and out to face the furnace. Security cameras’ red eyes rove the building’s dead spaces uselessly. 

***

Specchi appannati

Fuori dall’Hotel Kranepool fa un caldo disumano. I marciapiedi incandescenti lanciano miraggi. Le automobili parcheggiate ticchettano come scarafaggi in calore, i loro pneumatici si gonfiano dolorosamente. Si potrebbe friggere pollo sui tombini. Nemmeno una brezza per smuovere i rifiuti sciolti per le strade deserte.

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Gli uccelli negli alberi attorno all’albergo sono stati zittiti dall’afa.

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Persiane chiuse, bandoni abbassati, le finestre del Kranepool si sono messe gli occhiali da sole. I ventilatori girano svogliatamente nella hall. Il condizionatore d’aria industriale in cantina ronza un infinito canto ohm. Nelle camere, i graditi ospiti si fanno ripetute docce per alleviare la sensazione appiccicosa, almeno per un po’. Acqua tiepida bagna le loro membra e scende per lo scolo. 

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I televisori non guardati sfavillano, stridono e irradiano un calore catodico. 

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L’umidore vaga invisibile attraverso l’aria condizionata e viene trasfigurato in nebbia e goccioline sulle superfici riflettenti. Forme ombrose vanno alla deriva, sfocate. Fantasmi d’acqua, aria e luce.

Le loro voci si perdono nel brusio dell’hotel. Gli ascensori viaggiano tra i piani, i loro passeggeri fissano i propri occhi riflessi negli specchi puliti delle cabine. Le spie rosse delle videocamere di sicurezza errano inutilmente per gli spazi morti dell’edificio.

matthew licht