Sta per finire

fotografia di Carlo Zei

Tempo tre giorni e chiudono l'albergo. Un anno o anche di più. Ristrutturazione, e cassa integrazione. I miei colleghi sono preoccupati. A me fa piacere. Il pensiero di non fare un cazzo per un anno e passa mi fa stare benone, rilassato e pieno di buoni propositi per il futuro. Sostanzialmente film scaricati, canne e bevute. E che altro? Anche nulla. Va bene così. Questo è l'ultimo sabato notte che passo al lavoro. L'albergo è vicino Santa Croce, e il lavoro dalle undici di sera alle sette di mattina consiste nel fare chiusura contabile, un venti minuti in tutto, e poi più nulla fino alle sette. Il che lascia ampio spazio a film scaricati, canne e bevute, appunto. Salvo imprevisti. Gli imprevisti, specie il fine settimana, consistono in quei pezzi di merda che vanno nelle discoteche intorno Santa Croce a spaccarsi di pasticche e musica di merda. Ora, io li ho sempre odiati. Le discoteche gli salderei le porte e le incendierei con tutta la feccia dentro. I maschi dico. Le fiche le userei come schiave sessuali di noi metallari. Riempirle di botte e scoparle a forza mentre lo stereo spara gli Immortal. Questo si meritano. Quindi figuriamoci ora che questi cercano di parcheggiarmi sulle strisce gialle di fronte all'albergo. Li caccio a male parole. Le fiche che cercano di ingraziarmi a forza di sorrisi, ma soprattutto i maschi che fanno i galletti. Sono attrezzato. Mazza di alluminio, spray al pepe, catena da moto con lucchetto, tirapugni nella tasca della giacca. Ma non c'è mai stato bisogno di usarli. Mollano prima. Basta fare la faccia feroce. Sono solo plastica e fuffa, gli impasticcati. Quindi sono qua a godermi l'ultimo sabato di questa merda quando mi si piazza davanti al portone questa Mercedes cabrio grigia tamarra. Scendono dei tipi che sembrano usciti da un film di Verdone, sui cinquanta, camicie aperte sul petto villoso, catene al collo, capelli ingellati su fronte ampia, pantaloni attillati. Fiche vecchiotte ma in tiro al seguito. A me i film di Verdone fanno schifo. Io guardo i film horror. Mi si piazzano davanti proprio mentre mi sto fumando il mio primo cicchino. Sarà mezzanotte. Scendono parlando tra loro, neanche mi guardano. Siete clienti, domando. Siamo i padroni dell'albergo, risponde quello che era alla guida, il più tamarro di tutti. Scoppiano a ridere. Pessima, pessima mossa. Butto il cicchino, lo schiaccio con la scarpa. Dovete spostare la macchina gli dico. Questo è il parcheggio dell'hotel. Occhei te la metto un po' più indietro mi fa il capobanda. No, no, non mi sono spiegato. Voi la macchina non la mettete più là. Voi la macchina la spostate. Perché se no ve la faccio portare via dal carro attrezzi. E lo guardo che sembro Clint Eastwood nei film di Leone. Cioè, io non mi vedo, ma è così che mi immagino. Sento anche la musica di Morricone, se mi sforzo. Lo stronzo sta zitto, non sa cosa dire. Stanno tutti zitti. Oh, stai calmo, mi dice alla fine. Gli rido in faccia, sul serio, non faccio finta. Una bella risata grassa. Vaffanculo tamarro, chiamo il carro attrezzi, gli dico, e entro nella hall. Alle mie spalle scoppia un putiferio. Le sua fica comincia a starnazzare. Ti fai mandare affanculo cosììì, strilla che sembra una gomma sull'asfalto d'estate. Io mi metto al bancone e comincio a fare il numero dei vigili. Il capo tamarro entra dentro a petto in fuori. Lo stoppo subito. Occhio a quello che fai, che oltre che la macchina inculata ti becchi una denuncia per aggressione gli dico a voce alta, e intanto infilo la mano nella tasca della giacca, stringo il tirapugni. No no, risponde lo stronzo. Voglio solo sapere come ti chiami. Io sono amico del padrone. È sempre il Fratini il padrone vero? Io lo conosco. Sono suo amico. E mi guarda con un accenno di sorriso. Il Fratini è sempre il padrone, in effetti. Mai sentito nominare, gli dico. Sposta quella cazzo di macchina. Ci rimane piuttosto male. Torna fuori. Allora, gli chiede la fica. Allora nulla, fa lui. È stato arrogante ma ha ragione. Qua non si può parcheggiare. Rientrano in macchina mesti. Partono piano, si reimmettono nel traffico. Nel frattempo arriva una ragazza con una Smart. Posso lasciare qua la macchina un paio d'ore, mi chiede. Certo bella, gli faccio. I tamarri da dentro la Mercedes mi guardano. Io appicco un cicchino, li guardo a mia volta e sorrido. I tamarri vanno via sgommando. La ragazza se ne va via anche lei, stacchettando sul selciato di piazza Mentana. Bella fica, cazzo. Questa merda sta per finire.

Filippo Rigli