Cicladi minori

Che ogni spiaggia della mia vita e di chiunque sia un unico, penso stamani a Frassa, nel nord est di Kimolos. Da tre giorni che siamo su quest’isola ed è già diventata la nostra abitudine. Quando con Diana arriviamo al mattino la spiaggia è quasi completamente deserta perché i greci hanno ritmi strani e non si presentano al mare prima di mezzogiorno.
Oggi siamo arrivati e c’erano solo due persone stese sotto a una tamerice e, poco distante, un cane. Veniva fuori che il cane non apparteneva a loro, ma a una seconda coppia che si trovava a largo, su un piccolo gommoncino. Prima che i due tornassero il cane ci aveva accolti con mille feste, mordendoci le mani per giocare, capriole, guaiti, rotolando sopra di noi. Poi i padroni erano tornati e il cane aveva smesso di considerarci, assumendo un atteggiamento più responsabile. Io e Diana ci eravamo spostati di tamerice, lontani dal cane e a una ventina di metri dagli altri. La seconda coppia era rimasta fino ad allora al margine del campo visivo, aveva cominciato ad attrarre la mia attenzione. Come gli altri due avevano intorno ai cinquanta anni, come Diana anche lei era senza il pezzo di sopra del costume e leggeva un libro, ma era l’uomo che aveva monopolizzato il mio sguardo. Aveva una testa vagamente quadrata e un corpo esile ma potente, un corpo a tutti gli effetti normale e non particolarmente muscoloso, ma che esprimeva con ogni gesto la centralità di quel corpo nell’ambiente circostante. Dopo un momento in cui mi chiedevo cosa avesse di tanto particolare quel corpo, capivo che quel tale io lo conoscevo.
Era Antonio, ovvero un uomo conosciuto qualche mese prima durante un lavoro nella vigna di Daniel. Antonio che Daniel, il titolare della ditta vinicola, aveva da poco licenziato dal suo lavoro.
Cosa ci faceva Antonio in Grecia?
Quante probabilità c’erano di incontrarsi su un’isola così piccola?
Per giunta in un anno in cui così poche persone avevano scelto località estere come destinazioni delle loro vacanze. Bassissime. Eppure eccolo là.
Era stata la testa quadrata e soprattutto quel suo modo di portare il corpo che mi avevano convinto fosse Antonio.
Ma era proprio lui? O forse mi ingannavo? Di sicuro, se era Antonio per davvero, sarebbe stato necessario salutarlo, ma parlarci sarebbe stato quanto di più spiacevole, perché io ero e sono amico di Daniel che, come dicevo, aveva da poco licenziato Antonio. Provavo a guardare altrove, indossavo degli occhiali da sole per non farmi riconoscere, quando mi ricordavo che una cosa simile era successa anche l’anno prima, a Dounussa, un’altra delle Cicladi minori. Mi ero convinto che un tizio di spalle al ristorante fosse l’amico di mio padre, Renzo, amico con cui mio padre aveva da qualche tempo litigato dopo una amicizia durata una vita. Io ero là al ristorante della sperduta e minuscola Dounussa con Diana che mi parlava di qualcosa, incredulo di sentire la voce che conoscevo così bene e che era a conti fatti la voce di Renzo. Ascoltavo mentre discuteva con la cameriera e aspettavo solo si voltasse per affrontare il dialogo imbarazzante.
Renzo, che ci fai qui?
Lo stesso che ci fai tu, suppongo.
Non è assurdo che da Sesto fiorentino, ritrovarci entrambi in questa minuscola isola greca?
La vita è strana, Simone.
E poi dopo qualche altro istante di sospensione avremmo dovuto affrontare il tema spinoso, la lite recente tra lui e mio padre.
Poi però Renzo si era voltato e non era Renzo, ma uno che gli somigliava e allora ho capito, là nella spiaggia di Frassa, che anche Antonio non era veramente Antonio.
Dopo un sospiro di sollievo, mi rendevo conto che di tutta quella faccenda il punto centrale era un altro. Non tanto che quello fosse o non fosse Antonio, ma che il mio sguardo fosse sempre alla ricerca da qualcosa di inaudito e ingestibile. Che io vedessi sempre ciò che mi avrebbe messo in difficoltà, prima Renzo e poi Antonio, tanto che si poteva concludere che fosse proprio quello che io desiderassi vedere.
Ma perché?

Nessuna risposta.
Tuttavia ciò che mi preme dire adesso è tutt’altro. Di come questa spiaggia, ma oltre a questa, come ogni singola spiaggia, abbia una sua storia e con storia non intendo geologica o storica nel senso dei fatti salienti che sono avvenuti qua come battaglie o ammaraggi, bensì questa storia minuscola e unica che si ripete ogni giorno, diversa ogni giorno. Di chi arriva e chi va e in che ordine e in che modo. La storia di oggi era quella della coppia col cane che aveva occupato mezza spiaggia senza neanche starci, e della coppia con il tizio che sembrava Antonio e di sua moglie in topless che era una grandissima lettrice, come lo era anche la moglie del vero Antonio a quanto lui una volta mi aveva raccontato in auto mentre tornavamo insieme dal lavoro nella vigna. Durante tutto il tempo che io guardavo lo pseudo-Antonio di sottecchi, la sua compagna aveva continuato a leggere indifferente a quell’altra storia che le avveniva intorno, la storia della spiaggia. E di come poi fosse arrivata una terza coppia un po’ sguaiata, sebbene la ragazza dopo un attimo si fosse messa a leggere e il ragazzo si fosse addormentato così che quella prima impressione di confusione era stata smentita, come spesso accade. Ed ecco poi arrivare un’altra coppia, lui tatuato, con i capelli lunghi sopra e rasati ai lati e lei semplicemente longilinea, coppia che avevo già notato ieri mattina (sebbene ieri fosse stata ovviamente una storia completamente diversa caratterizzata da un tale sovrappeso che giocava con un piccolo motoscafo telecomandato rumoroso mentre i suoi figli lo guardavano in silenzio). E infine stamani era arrivata in spiaggia (ma dire “infine” non ha senso, dovrei dire piuttosto: fino a qui) una coppia italianissima, lei tatuata e bella, lui con gli occhiali da sole all’ultima moda, al che io mi ero deciso a interrompere l’osservazione, prendere in mano il quaderno e la penna e scrivere questa specie di resoconto.

Simone Lisi

Fotografie di Carlo Zei


Simone Lisi ha pubblicato racconti su antologie e riviste. Collabora alla redazione di stanza251 e fa parte del collettivo In fuga dalla bocciofila. Nel 2018 ha pubblicato il suo romanzo d'esordio con la casa editrice effequ. Attualmente lavora alla libreria Todo Modo, a Firenze. Nel 2021 uscirà il suo nuovo romanzo

Simone Lisi