Il benzinaio

Enzo Fileno Carabba fotografato da Carlo Zei

Ognuno ha le convinzioni che si merita. Ero convinto che il mondo mi parlasse per bocca delle meraviglie naturali, di cui facevano parte gli individui indimenticabili che metteva sulla mia strada. Gente come il benzinaio. Uno dei personaggi straordinari del quartiere,  un omino consunto e rugoso che stava sempre accanto alla sua pompa di benzina. E fin qui niente di strano. Solo che la benzina non c'era, da anni.  Era una pompa in disuso. Uno diceva all'omino: “La benzina?” E lui: “Forse tra due o tre giorni, si sa come vanno queste cose in Italia”.  Presidiava la sua pompa fantasma, proteggeva il suo ruolo. Aveva una sua intensità.  Era come uno stregone di fronte al  totem abbandonato. Un tempo era stato un benzinaio vero, normalissimo, ma ora per qualche motivo quella vita era finita solo che lui non poteva staccarsene. Lui era “IL BENZINAIO” e allora se ne stava lì, estate e inverno, a presidiare la sua identità. Sarebbe morto, altrimenti. Siamo fatti così. Quella mattina stavo andando da qualche parte che, sul momento, mi pareva importante. Invece mi è rimasto solo il ricordo del benzinaio, che era sul tragitto. Da ragazzi lo prendevamo sempre in giro. “La benzina?” gli chiedevamo. E lui ripeteva il suo discorso. E noi giù a ridere. Ora però non ne avevo voglia. Per quanto ormai inutile da un punto di vista energetico, la sua pompa di benzina era ubicata in un luogo da cui – in piena città periferica – lo sguardo poteva inquadrare le colline in tutta la loro magnificenza sovrannaturale. Era comprensibile che il benzinaio non volesse staccarsi.  Chissà da quali abissi oceanici aspettava l'arrivo della sua benzina. Doveva esserci, nel fondo dell'oceano, un buco che era il suo buco nell'oceano e un giorno la benzina sarebbe tornata davvero. Il benzinaio mi guardava, con quella sua uniforme colorata e sporca.  Anche io lo guardai. Ero deciso a non prenderlo in giro e gli dissi  “Buongiorno”.  Ero diventato buono e saggio. E proprio per questo motivo lui mi guardò deluso. Ci era rimasto male. Capii che lui voleva essere preso in giro. O forse no, il contrario, voleva crederci ai suoi grandi sogni di benzinaio oceanico. I suoi sogni lo dominavano. Ognuno ha le convinzioni che lo meritano. Allora gli dissi: “La benzina?” Ma glielo dissi in un modo nuovo, senza derisione, cercando di crederci. E ci credetti. E quando mi dette la solita risposta giurerei che era felice. Anche io lo fui. Il mondo mi aveva parlato ancora una volta.

Enzo Fileno Carabba