Tornare al centro

Centro...

 

...dove le cose stavano in piedi da sole, era lì che stavi tornando e se Marco fosse stato ancora in vita, allora era lì che sarebbe tornato il tuo cuore, tra quei lunghi viali in direzione dell'aeroporto dove le automobili si fermavano per caricare Amor Garcìa Soler, un'argentina che non piangeva mai e Yakubu Idowu, che si faceva chiamare Elisa e ti domandava sempre quale fosse la differenza tra ossessione e amore, e Myroslava Nokanovna, la più taccagna alcolizzata di questo mondo che aveva un neo in rilievo sulla spina dorsale, ma Marco non c'era più da tanto tempo e così ripensavi a tutte le persone che erano scappate dal centro e ti venivano in mente solo vecchi amici che tutte le volte che incontravi a caso in giro per il mondo ti dicevano che non eri cambiato per nulla, sempre il solito, e tu fischiettando continuavi a camminare, toccando le manette che tenevi nascoste in tasca, camminavi sempre in direzione dei ponti, sperando di incontrare Gloria, la donna che amavi e per cui indossavi gonne e ti tingevi le labbra col rossetto e che era tua moglie, orrenda e vestita di bianco quel giorno in cui rispose sì sì sì sì sì sì sì sì sì mentre dipingeva una poesia tutta sbagliata sull'asfalto dove lei lavorava per chiederti la mano, era lì che stavi tornando con la tua vecchia Panda con la tua vecchia Panda, da quella orribile poesia su cui avevano dipinto strisce pedonali:

Buonanotte dondolo lurido

sognerò i tuoi catenacci

che stridono nella notte

come uno stronzo appeso

sul baratro del cesso.

E tu ti eri inginocchiato per terra in mezzo alla strada e avevi baciato quello che si leggeva ancora e le cose rigide del mondo si erano fatte liquide e il senso lineare era evaporato e c'era solo una gran condensa che erano lacrime di felicità e nuvole.

Fers

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