Marta Mancini
Rarefatta
Novembre - Dicembre 2025
Il titolo della mostra personale di Marta Mancini allestita alla Stanza 251 - “Rarefatta” - assolve molto bene il compito di introdurre lo spettatore ad una pittura di elaboratissima semplicità ed innocenza. Se le strutture visive create da questa artista possono sembrare a prima vista improntate ad un vocabolario espressivo ridotto, questa originaria semplicità finisce per moltiplicarsi e rigenerarsi da un'opera all'altra in forme sottilmente differenti, generando un potente palinsesto di delicati rimandi ed emotive variazioni.
Ripetendo gesti fluidi- meditati molto a lungo in un limpido spazio mentale prima della loro esecuzione materiale - una serie di paesaggi astratti in forma di linea di orizzonte (tutti assai coerenti dentro un principio di serialità imperfetta) vengono tracciati con eleganza e concentrazione. Si tratta di scenari che presentano importanti variazioni nel colore e nella qualità delle vibrazioni prodotte dalla pennellata. La costruzione all'interno dello spazio della tela contiene volumetrie intrise di foschia che si sviluppano per contrasto di blocchi variabili: ora leggeri - come inserti di un cielo opaco - altre volte più pesanti, perché gravati dal movimento di fitte ondulazioni.
Questi dipinti sono il risultato di fondamentali operazioni eseguite senza possibili pentimenti, di conseguenza ogni dettaglio deve inserirsi dentro la figura complessiva in un modo assolutamente adeguato, perché è solo attraverso poche e definitive azioni che si realizza l'immagine finale. Morbide linee delimitano margini attraversano i panorami evocati, creando un doppio effetto: movimenti di materie cromatiche in scorrimento si confrontano con impalpabili spazi di grande densità. Le opere di Marta Mancini ospitano questa dualità tra movimento ed immobilità con delicatezza e parsimonia. Ovunque regna un principio di sobrietà: l'utilizzo di minimi mezzi espressivi per ottenere un risultato emozionante.
Mi pongo una domanda guardando questi dipinti: sono silenziosi o rumorosi ? Credo che custodiscano una cifra segreta. Sono dispositivi che permettono di visualizzare il silenzio. Davanti a questi paesaggi romantici sembra che le nostre facoltà visive siano acuite, ma anche, paradossalmente, sembra di riuscire ad ascoltare meglio. E cosa ascoltiamo? Un silenzio declinato in molte specifiche caratteristiche: corposo, lieve, vibrante, avvolgente. Un riferimento musicale per questo tipo di pittura potrebbe essere l'ambient music di Brian Eno. Non mi pare fuori luogo definire quella di Marta Mancini come una pittura d'ambiente, quindi atmosferica, vaporosa, attraversata da fremiti ed increspature che costruiscono una finissima tessitura. La sua è una disciplina pittorica tanto più efficace quanto meno prepotente risulta sul piano visivo: minore il numero degli elementi in gioco, più convincente è il suo fascino. Il gesto di questa artista tende a purificare la visione da indesiderabili scorie. La presenza dei dettagli sovrani illumina la figura complessiva e determina linee di confine delicate e definitive.
Stefano Loria
The title of Marta Mancini's solo exhibition at Stanza 251 - “Rarefatta” - perfectly introduces viewers to paintings of elaborate simplicity and innocence. While the visual structures created by this artist may at first glance appear to be based on a limited expressive vocabulary, this original simplicity ends up multiplying and regenerating itself from one work to another in subtly different forms, generating a powerful palimpsest of delicate references and emotional variations.
Repeating fluid gestures—long meditated upon in a clear mental space before their material execution—a series of abstract landscapes in the form of a horizon line (all very consistent within a principle of imperfect seriality) are traced with elegance and concentration. These are scenarios that present significant variations in color and in the quality of the vibrations produced by the brushstroke. The construction within the space of the canvas contains volumes imbued with mist that develop by contrast with variable blocks: sometimes light—like inserts of an opaque sky—other times heavier, because they are burdened by the movement of dense undulations. These paintings are the result of fundamental operations carried out without any possibility of repentance. Consequently, every detail must fit into the overall picture in an absolutely appropriate way, because it is only through a few definitive actions that the final image is achieved.
Soft lines delimit margins and cross the evoked landscapes, creating a double effect: movements of flowing chromatic materials are confronted with impalpable spaces of great density. Marta Mancini's works host this duality between movement and immobility with delicacy and parsimony. A principle of sobriety reigns everywhere: the use of minimal expressive means to achieve an exciting result.
I ask myself a question when looking at these paintings: are they silent or noisy? I believe they hold a secret code. They are devices that allow us to visualize silence. In front of these romantic landscapes, our visual faculties seem to be sharpened, but also, paradoxically, we seem to be able to hear better. And what do we hear? A silence that takes on many specific characteristics: full-bodied, light, vibrant, enveloping. A musical reference for this type of painting could be Brian Eno's ambient music. It does not seem out of place to define Marta Mancini's painting as environmental, therefore atmospheric, vaporous, crossed by tremors and ripples that create a very fine texture. Her pictorial discipline is all the more effective because it is less overbearing on a visual level: the fewer the elements involved, the more convincing her charm. This artist's gesture tends to purify the vision of unwanted debris. The presence of sovereign details illuminates the overall figure and determines delicate and definitive boundary lines.
Stefano Loria
Marta Mancini è nata a Jesi, dove vive e lavora. Dopo essersi diplomata all'Accademia di Belle Arti di Urbino in Pittura, espone le sue opere in numerose mostre collettive e personali. Il suo studio si trova nel centro storico di Jesi, in un’antica bottega orafa all’interno del Chiostro Sant’Agostino.
Marta Mancini was born in Jesi, where she lives and works. After graduating from the Academy of Fine Arts in Urbino with a degree in Painting, she exhibited her works in numerous group and solo exhibitions. Her studio is located in the historic center of Jesi, in an ancient goldsmith's workshop inside the Chiostro Sant'Agostino.